Granai della Memoria Granai della Memoria - The Granaries of Memory

Universita di Scienze Gastronomiche Slow Food

Viaggi didattici, Università di Scienze Gastronomiche

L’archivio raccoglie le testimonianze dei viaggi didattici in cui sono coinvolti gli studenti dell’Università di Scienze Gastronomiche. I documenti filmici realizzati dagli studenti raccontano i luoghi, le persone, le imprese e i saperi gastronomici incontrati nelle più diverse aree del mondo, attraverso gli occhi, la voce e la sensibilità dei testimoni che i ragazzi hanno modo di conoscere nei loro percorsi formativi. Archivio promosso dall’Università di Scienze Gastronomiche.



Pietro Ratti

La cantina Ratti, il Barolo e il suo territorio

Pietro Ratti rappresenta la seconda generazione alla guida della cantina fondata da suo padre Renato nel 1965; compie gli studi alla Scuola Enologica di Alba, poi, dopo brevi percorsi all’estero in America e Francia, nel 1988 viene catapultato in cantina in seguito alla morte del papà. Ci racconta la storia di suo padre, dagli esordi lavorativi in Brasile per conto della Cinzano sino al ritorno in Piemonte, dove acquista una giornata di terreno sotto l’Abbazia dell’Annunziata, fondando la cantina Renato Ratti. Ripercorre quindi le grandi innovazioni introdotte da suo padre, tra cui la vinificazione da un singolo vigneto ricopre un ruolo di primo piano: si tratta di una rivoluzione epocale, in quanto negli anni ’60 i produttori vinificavano da più vigneti, anche perché erano soliti comprare buona parte delle uve. Questo percorso sarà poi seguito da molti vignaioli.

Un altro passo fondamentale è l’importanza data all’annata e alle differenze di ognuna, sulla base del modello francese: Renato è stato il primo a dare un senso qualitativo all’annata, in quanto all’epoca spesso si facevano tagli d’annata per avere vini più o meno simili. Con il sig. Genesio di La Morra ha ricostruito la classificazione delle annate a partire dal 1868.Si è anche occupato della mappatura delle vigne storiche di Barolo e Barbaresco e la successiva piramide qualitativa, meritocratica ed oggettiva delle vigne, che hanno portato alla classificazione attuale in menzioni geografiche aggiuntive.

Pietro seguendo la tradizione di famiglia si dedica ad attività istituzionali sul  territorio, ricoprendo dapprima la carica di Presidente dell’Albeisa, associazione di produttori fondata da suo papà nel 1973, e dal 2010 quella di Presidente del Consorzio di Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani.Come Presidente del Consorzio si è trovato subito ad affrontare una situazione difficile per il Barolo ed il Barbaresco sul mercato americano, dovuta al crollo della Lehman Brothers. Ha istituito un blocco ai nuovi impianti ma non assoluto; ogni anno infatti si può decidere in base alle situazioni di mercato di dare la possibilità di piantare una certa quantità di ettari di vigneto. Ne deriva una nuova mentalità, un percorso di evoluzione culturale in quanto sono i produttori a doversi autogestire e controllare.Tra le misure da lui adottate c’è l’introduzione di una nuova manifestazione rivolta ai buyer: prima infatti venivano fatte solo per il pubblico e per i giornalisti, non per gli operatori del settore. 

Pietro afferma che il vino è cultura e secondo lui il modo migliore per trasmettere la cultura è raccontare il vino, non con pubblicità sui giornali o in TV, ma in prima persona, parlandone, aprendo le cantine e accogliendo le persone per farle sentire bene. Bisogna spiegare e raccontare che c’è una storia dietro al vino: da qui il discorso del Museo Renato Ratti dei vini di Alba, voluto da suo padre negli anni ’70 e inteso come luogo di approfondimento, memoria del nostro passato. Il messaggio che ci lascia Pietro è quello di trasmettere ai figli quello che abbiamo, conosciamo ed abbiamo appreso cercando di non rovinare il presente ma preservarlo e migliorarlo.

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